Il pessimismo impresso nei discorsi dei giovani e dei meno giovani sul futuro di Rotondella è spaventoso. Quasi tutti parlano sul filo dell’emotività. Sentono che le cose non vanno nel verso giusto e che molti errori politici del passato, oltre alla cultura pettegola sempre viva, sono incancellabili.
Molti degli attori in questione vivono a Rotondella da sempre e probabilmente se potessero tornare indietro cambierebbero molte cose. Forse cambierebbero completamente vita.
Gli altri sono quelli che per studio o per lavoro non vivono più in paese e rientrano nelle festività o nel periodo estivo. Sono quelli che dicono: “almeno c’abbiamo provato a dare una svolta alla nostra vita”. Molti soggetti di quest’ultima categoria quando si trovano in posti affollati si sentono nel posto giusto; e solitamente quando rientrano in paese, imitando i dialoghi di Anguilla e Nuto ne La luna e i falò, dicono: “io c’ero”… e dall’altra parte si ascolta in silenzio, con un pizzico di malinconia e di pseudo sottomissione.
Pochi, di queste e altre categorie di cittadini, si interrogano sulle prossime sfide della nostra comunità. Sfide che molto probabilmente saranno determinanti nel decretare la definitiva resa o la prima fase di un sostanziale rilancio del nostro territorio. Mi riferisco alle opportunità che potrebbero derivare dal mega progetto del mare, dai 32 nuovi suoli artigianali e dalla compensazione.
Opportunità che sicuramente determineranno nel breve periodo un leggero cambiamento di rotta, anche in relazione alle aspettative diffuse tra la popolazione, ma che nel medio e lungo periodo potrebbero non realizzare il cambiamento desiderato. Proprio così. Non è sufficiente disporre di sufficienti risorse materiali per innescare un processo efficace di sviluppo territoriale (consiglio a tutte le persone interessate a questo argomento di leggere “G. Moro, Lo sviluppo nascosto: fattori sociali e valutazione delle politiche per il meridione, Carocci, 2004), ma a giocare un ruolo determinante è anche il cosiddetto capitale sociale. Quest’ultimo elemento, secondo J. Coleman, si riferisce alla struttura delle relazioni sociali tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo del territorio. Costituisce una risorsa che non è depositata né negli individui né nei mezzi di produzione, ma è intrinseca alla struttura di relazioni fra due o più persone. Le relazioni stabili tra i soggetti interessati allo sviluppo, tra i quali è impossibile escludere la popolazione residente, se ben gestite assumono nel tempo una loro connotazione specifica in termini di fiducia, di autorità e di norme di comportamento. Emerge nuovamente il tema della partecipazione, cioè del coinvolgimento, dell’ascolto, del rispetto delle idee e delle iniziative altrui.
Spero che nel prossimo futuro i momenti di confronto riusciranno ad eliminare, o quantomeno a ridurre, il pessimismo diffuso tra la popolazione residente e ad accrescere il desiderio di ri-partire per ri-lanciare Rotondella in una fase di sviluppo territoriale partecipato e consapevole.
Molti degli attori in questione vivono a Rotondella da sempre e probabilmente se potessero tornare indietro cambierebbero molte cose. Forse cambierebbero completamente vita.
Gli altri sono quelli che per studio o per lavoro non vivono più in paese e rientrano nelle festività o nel periodo estivo. Sono quelli che dicono: “almeno c’abbiamo provato a dare una svolta alla nostra vita”. Molti soggetti di quest’ultima categoria quando si trovano in posti affollati si sentono nel posto giusto; e solitamente quando rientrano in paese, imitando i dialoghi di Anguilla e Nuto ne La luna e i falò, dicono: “io c’ero”… e dall’altra parte si ascolta in silenzio, con un pizzico di malinconia e di pseudo sottomissione.
Pochi, di queste e altre categorie di cittadini, si interrogano sulle prossime sfide della nostra comunità. Sfide che molto probabilmente saranno determinanti nel decretare la definitiva resa o la prima fase di un sostanziale rilancio del nostro territorio. Mi riferisco alle opportunità che potrebbero derivare dal mega progetto del mare, dai 32 nuovi suoli artigianali e dalla compensazione.
Opportunità che sicuramente determineranno nel breve periodo un leggero cambiamento di rotta, anche in relazione alle aspettative diffuse tra la popolazione, ma che nel medio e lungo periodo potrebbero non realizzare il cambiamento desiderato. Proprio così. Non è sufficiente disporre di sufficienti risorse materiali per innescare un processo efficace di sviluppo territoriale (consiglio a tutte le persone interessate a questo argomento di leggere “G. Moro, Lo sviluppo nascosto: fattori sociali e valutazione delle politiche per il meridione, Carocci, 2004), ma a giocare un ruolo determinante è anche il cosiddetto capitale sociale. Quest’ultimo elemento, secondo J. Coleman, si riferisce alla struttura delle relazioni sociali tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo del territorio. Costituisce una risorsa che non è depositata né negli individui né nei mezzi di produzione, ma è intrinseca alla struttura di relazioni fra due o più persone. Le relazioni stabili tra i soggetti interessati allo sviluppo, tra i quali è impossibile escludere la popolazione residente, se ben gestite assumono nel tempo una loro connotazione specifica in termini di fiducia, di autorità e di norme di comportamento. Emerge nuovamente il tema della partecipazione, cioè del coinvolgimento, dell’ascolto, del rispetto delle idee e delle iniziative altrui.
Spero che nel prossimo futuro i momenti di confronto riusciranno ad eliminare, o quantomeno a ridurre, il pessimismo diffuso tra la popolazione residente e ad accrescere il desiderio di ri-partire per ri-lanciare Rotondella in una fase di sviluppo territoriale partecipato e consapevole.
Gianluca Bruno