A Mastro Gennaro, cittadino rotondellese, che recentemente mi ha raccontato il suo disagio…e chiesto un aiuto per la sua idea-volontà di fare qualcosa per rafforzare lo spirito relazionale della nostra piccola comunità mancata...
Nel 1958 un sociologo di nome Edward Banfield, studiando la cultura meridionale, e in particolar modo riferendosi ad una cittadina del sud Italia, che convenzionalmente chiamò Montegrano, coniò il termine familismo amorale.
Il ricercatore aveva osservato una logica egoistica implicita all’interno dei rapporti comunitari: ogni nucleo familiare, pensando che gli altri gruppi familiari si comportassero allo stesso modo, cercava di massimizzare i propri vantaggi materiali, e di breve periodo, a scapito del “bene comune” di lungo periodo.
Mettendo un po’ da parte la sociologia in senso stretto, nel 2003 è stato presentato Dogville, un grande capolavoro del regista danese Lars Von Trier…in cui si affronta in maniera sottile, forse unica, il tema della comunità e dei rapporti comunitari: mura invisibili, sentimenti violati e spezzati, riunioni forzate, sguardi violenti e indiscreti, pettegolezzi, pregiudizi, pseudo divisioni di ruoli, convinzione di bastare a se stessi, rapporti variabili in base all’umore, che a sua volta è condizionato dal tempo, e alle convenienze del momento; ma a giocare un ruolo chiave è il concetto di “accettazione”: dell’altro, dello straniero, del diverso, o semplicemente dell’uguale ritenuto diverso.
L’epilogo mostra inevitabilmente la fine del familismo amorale, del pettegolezzo, del pregiudizio, dei sentimenti violati, degli sguardi indiscreti, delle riunioni forzate, della pseudo divisione dei ruoli, della convinzione di bastare a se stessi…ma a quale prezzo? Speriamo di riuscire a scoprirlo presto con la proiezione del film!
Gianluca Bruno