giovedì 31 maggio 2007

La Gazzetta del Mezzogiorno del 29 maggio 2007


Resta in Carcere in India

Angelo Falcone è detenuto da marzo, con l’accusa di detenzione di droga
I parenti mobilitati per liberarlo, ma sinora inutilmente

di Filippo Mele

Rotondella – Una vicenda di risvolti che travalicano i confini nazionali. È quella che riguarda dal 10 marzo il ventisettenne Angelo Falcone, nato a Rotondella, ma residente a Bobbio (Piacenza). È detenuto in un carcere indiano di Mandi, nell’Himachal Pradesh, insieme ad un suo amico bobbiese, Simone. Angelo ha compiuto i ventisette anni il 26 aprile scorso, in stato di detenzione. I due giovani sono accusati del possesso di una grossa quantità di hascisc, 18 chilogrammi, che, secondo la polizia indiana, sarebbe stata rinvenuta nell’auto con cui viaggiavano.
I due si trovavano in vacanza in India quando la polizia fece irruzione nell’abitazione dove erano ospiti. Ad Angelo e Simone fu fatta firmare una dichiarazione in lingua indi in cui si sosteneva che erano stati fermati a bordo di un auto con la droga da portare in Italia. “Ma non è vero”, hanno protestato la loro innocenza. La situazione, dunque, da un punto di vista giudiziario, è alquanto confusa. I due giovani, però, rischiano 10 anni di carcere. Così, il padre di Angelo, Giovanni, tornato a vivere a Rotondella da due anni, ha creato un sito su internet, http://giovannifalcone.blogspot.com, invitando alla mobilitazione.
“Sono davanti al computer – ha scritto Giovanni nella presentazione del blog – a cercare qualcosa che mi possa aiutare, che possa aiutare Angelo e Simone. È dura. Cerco di fare del mio meglio, ma mi sembra di non fare mai abbastanza e questo mi angoscia, non mi da pace. A volte mi sembra di vivere in un sogno, ma, purtroppo, è tutto vero. Spero solo e prego Dio che questa triste avventura finisca nel migliore dei modi a al più presto. Ho sentito mio figlio al telefono. Mi ha detto che tutto sommato sono trattati abbastanza bene, speriamo. Adesso, però, incominciano a capire che il tempo sta passando inesorabile per loro e incominciano a sentire tutto il peso di quanto gli è successo. Io, a nome loro e delle famiglie, ringrazio quanti si sono impegnati a qualsiasi titolo e in qualsiasi modo per la risoluzione del caso”.
Un’interrogazione al Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, con la richiesta di un intervento urgente per riportare in Italia Angelo e Simone è stata presentata dall’On. Tommaso Foti (AN).

Gianluca Bruno

lunedì 28 maggio 2007

L'indipendente si è occupato della vicenda indiana

ITALIANI IN CARCERE: ANGELO E SIMONE NON HANNO ANCORA VISTO UN GIUDICE DOPO DUE MESI
India, prigionieri dimenticati

di Vincenzo Faccioli Pintozzi


Le polemiche sulla sorte di Rahmatullah Hannefi, il mediatore di Emergency arrestato dal governo afgano con l’accusa di terrorismo, hanno monopolizzato l’attenzione dei media nelle ultime settimane. Ma dell’arresto arbitrario e della detenzione (piena di chiaroscuri) di due nostri connazionali, in carcere in India da oltre due mesi e mezzo, nessuno a finora parlato. Eppure nello Stato himalayano dell’Himachal Pradesh sono detenuti Angelo Falcone, 26 anni di Bobbio, ed il suo amico Simone (senza cognome in segno di rispetto della volontà dei genitori).
I due erano partiti per l’India lo scorso marzo, in tempo per assistere a una delle più grandi feste dell’induismo: lo Shivaratri. La sera del 10 marzo, la polizia di Mandi ha fatto irruzione nella casa della famiglia che li ospitava ed ha arrestato tutti i presenti. Durante la perquisizione nella casa sono stati trovati 18 chilogrammi di droga e l’accusa di detenzione di stupefacenti è stata estesa anche ai due giovani italiani. Accuse di questo genere sono molto pesanti in India: i processi per droga si concludono il più delle volte con condanne severe e agli stranieri non vengono concessi sconti.
Ad aggravare il tutto, Delhi non ha ratificato alcun accordo giudiziario con Roma e sono quindi esclusi estradizione o processo in patria. Portati in carcere, i due italiani sono stati costretti a firmare una dichiarazione in hindi, non tradotta, in cui hanno forse ammesso la loro colpevolezza. Inoltre, la polizia non ha ancora depositato alcun atto dell’inchiesta all’autorità giudiziaria. La motivazione ufficiale è che le indagini sono ancora in corso e che, quindi, il fascicolo non è pronto per il magistrato. Tutti questi fattori sono stati raccontati dai due giovani che, in una lettera arrivata all’ambasciata italiana tramite un avvocato indiano, hanno chiesto aiuto. Nel testo, Simone ed Angelo negano le accuse e dicono che la confessione è stata fatta loro confermare con una sorta di ricatto: senza firma, nessuna telefonata alla nostra rappresentanza diplomatica. I due ragazzi puntano il dito contro gli stessi agenti che li hanno arrestati: sono loro ad aver fumato hascisc e lo hanno persino offerto ai due italiani, che lo hanno rifiutato. Questo racconto rientra perfettamente nei parametri della situazione giudiziaria dell’Himachal Pradesh, uno Stato indiano con un altissimo livello di tensione sociale. Qui è in vigore anche una legge anti-conversione e la fazione nazionalista fa di tutto per cercare di scalzare i “colleghi-avversari” del partito del Congresso dal Parlamento locale.
La Farnesina è all’opera per aiutare i due giovani, ma al momento non si hanno novità rilevanti. Il rapporto fra Italia e India è ad uno dei massimi livelli nella storia del nostro Paese e la recente visita del premier, Romano Prodi, e di un nutrito manipolo di industriali ha migliorato le cose. Tuttavia, il caso sembra bloccato. Non si tratta di chiedere trattamenti di favore, ma almeno il rispetto delle leggi e dei tempi.
L'indipendente del 26 maggio 2007
Gianluca Bruno

Ronchi e Ferrante contro il nucleare

In commissione al Senato l'opposizione è riuscita ad inserire emendamenti favorevoli all'atomo nel Ddl Bersani. I senatori dell'Ulivo chiedono agli alleati di maggioranza di rimediare in Aula e di rilanciare le misure sulle rinnovabili

Modificare il disegno di legge Bersani sull'energia, correggendo la "scivolata sul nucleare" avvenuta in commissione al Senato e approvando gli emendamenti sulla riforma delle energie rinnovabili. Sono queste le condizioni che i senatori Edo Ronchi e Francesco Ferrante, esponenti degli ecologisti per l'Ulivo pongono per «non alimentare spaccature nella maggioranza» e approvare il provvedimento sull'energia che sarà all'esame dell'Aula di Palazzo Madama la prossima settimana.
In una nota, i due senatori dell'Ulivo avvertono che se non sarà cambiato il testo del ddl sulle liberalizzazioni dell'energia non parteciperanno alla votazione finale sul provvedimento. «Durante l'esame in Commissione, col voto determinante delle destre - spiegano Ronchi e Ferrante - è stato inserito un emendamento a favore dell'energia nucleare mentre è stato rinviato all'Aula l'inserimento di norme attuative che riformano il sistema italiano delle energie rinnovabili. Tale emendamento prevede di impegnare il governo a determinare condizioni favorevoli all'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica mediante energia nucleare e a promuovere società italiane che intendano investire in centrali nucleari all'estero».
Ronchi e Ferrante annunciano la presentazione di un emendamento soppressivo sull'utilizzo dell'energia nucleare sostenendo che «non ha risolto problemi di sicurezza, né di gestione dei rifiuti radioattivi» per cui riproporlo in Italia sarebbe «molto costoso e impraticabile». Ronchi e Ferrante presenteranno anche emendamenti in favore delle fonti energetiche rinnovabili considerate fondamentali per superare »nostri ritardi anche sulle politiche per Kyoto e per il clima. Vi sono tutte le condizioni - sostengono Ronchi e Ferrante - per varare al Senato un buon provvedimento».
Fonte: La Nuova Ecologia
Gianluca Bruno

mercoledì 16 maggio 2007

Liberazione è il primo giornale nazionale ad occuparsi della questione di Angelo e Simone!

Oscuri i contorni della vicenda. I ragazzi costretti a firmare una dichiarazione in indi,
senza traduzione. La polizia non ha ancora consegnato gli atti dell’inchiesta.
DUE ITALIANI DA DUE MESI IN CARCERE IN INDIA. PER HASHISH
Il disperato appello di Angelo e Simone: “Non c’entriamo con quella droga”

di Angela Mauro

A sentirla raccontare dall’Italia, la storia sembra avere tutti i contorni di un intrigo internazionale. Solo che questa non è una faccenda di spie e 007, ma l’ingarbugliata vicenda di due ragazzi di Bobbio, nel piacentino. Angelo Falcone, 26 anni, ed il suo amico Simone (il cognome lo omettiamo per rispetto della volontà dei genitori) sono in carcere in India, a Mandi nello Stato himalayano dell’Himachal Pradesh, da oltre due mesi. L’accusa è di detenzione e traffico di stupefacenti, ma la polizia indiana, dopo aver costretto i due ragazzi italiani a firmare una dichiarazione in indi senza traduzione, non ha ancora depositato gli atti dell’inchiesta all’autorità giudiziaria. Dunque, ancora nessun processo, nessuna condanna, nessuna chiarezza, solo due mesi di detenzione con la conquista, ottenuta solo di recente, di contatti settimanali con i genitori in Italia.
I fatti li raccontano Angelo e Simone in una lettera-denuncia fatta arrivare all’ambasciata italiana in India tramite un avvocato indiano. Si tratta della seconda lettera, per la verità: la prima, come i due ragazzi raccontano, era stata consegnata alla polizia e poi evidentemente cestinata, in quanto non è mai arrivata alla sede diplomatica del nostro Paese. I due italiani si trovavano in vacanza in India per lo ‘Shivaratri’, festival indù dedicato al dio Shiva, ospiti di una famiglia indiana, quando la sera del 10 marzo scorso la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione sequestrando 18 kg di hashish. Scattata la retata di arresti, ad Angelo e Simone è stata fatta firmare una dichiarazione in indi nella quale si sosteneva che i due erano stati fermati a bordo di un auto, con il padrone di casa ed un suo amico, diretti a Delhi con il quantitativo di droga da portare in Italia. “Non ci hanno permesso di telefonare in ambasciata se non dopo aver firmato”, raccontano i due giovani. “Tutto ciò non è vero, non avevamo assolutamente alcun tipo di droga con noi” quando gli agenti hanno fatto irruzione dopo cena. Il racconto continua: “La stessa notte dell’arresto, la polizia ha fumato dell’hashish e ha cercato di offrircela. Noi abbiamo rifiutato. Tutto questo è avvenuto nella stazione di polizia di Mandi”.
Angelo e Simone sarebbero dovuti tornare in Italia il 16 marzo scorso: difficile immaginare che fossero in grado di trasportare un tale quantitativo di sostanza stupefacente in Italia e meno che meno che fossero in grado di fumarsela tutta nel giro di poco tempo. “Noi con quella droga non c’entriamo”, continuano a dire all’avvocato, ai familiari e al giudice che li incontra ogni dieci giorni per verificare il loro stato di salute. “Voglio cercare di smuovere la situazione”, dice il padre di Angelo, Giovanni Falcone. “Ormai sono passati oltre due mesi da quando è iniziata questa storia: chiedo alle autorità italiane di interessarsene”. In uno degli ultimi contatti telefonici, Angelo avrebbe raccontato delle giornate in carcere: “Ci danno un secchio d'acqua per lavarci, dormiamo praticamente per terra. Abbiamo minestra a pranzo e verdure a cena. I detenuti hanno diritto ad avere due bottigliette d'acqua al giorno”. Per smuovere le acque e dare il via ad una campagna di sensibilizzazione, il padre di Angelo ha creato un blog: http://giovannifalcone.blogspot.com/.
La legislazione indiana è particolarmente severa nei confronti dei reati collegati agli stupefacenti e prevede condanne fino a dieci anni di carcere, per il possesso anche di modeste quantità di stupefacenti senza distinzione tra droghe leggere e pesanti, ma distinguendo soltanto tra quantità per uso individuale da quantità per uso commerciale. In caso di recidività si può arrivare anche alla pena capitale. Casi di connazionali arrestati per reati di questo tipo sono in aumento proprio nell’Himachal Pradesh, dove le autorità di polizia locali, un tempo più tolleranti, hanno inasprito la loro condotta. A parte le condizioni di detenzione particolarmente difficili, dicono gli esperti, vanno considerati anche i lunghi tempi della giustizia indiana.
Fonte: Liberazione 17 maggio 2007
Gianluca Bruno

martedì 15 maggio 2007

Normativa indiana per uso e/o spaccio di droga

La legislazione indiana è particolarmente severa nei confronti dei reati collegati agli stupefacenti e prevede condanne severe, fino a dieci anni di carcere, per il possesso anche di modeste quantità di stupefacenti senza distinzione tra droghe leggere e pesanti, solo distinguendo tra quantità per uso individuale da quantità per uso commeriale. In caso di recidività si può arrivare alla pena capitale. Casi di connazionali arrestati per reati di questo tipo sono in aumento, specie nello Stato himalayano dell’Himachal Pradesh. Le autorità di polizia locali, un tempo più tolleranti, hanno inasprito la loro condotta. In casi del genere, a parte le condizioni di detenzione particolarmente difficili, vanno considerati anche i lunghi tempi della giustizia indiana.

Fonte: http://www.viaggiaresicuri.mae.aci.it

Gianluca Bruno

Circa 1 ora fa ho parlato al telefono con Angelo!

Stamattina Giovanni Falcone ha avuto bisogno di un interprete per la telefonata settimanale in India ed ha fatto riferimento a me. Dopo una loro breve e commovente conversazione, Giovanni mi ha passato la cornetta e dall'altra parte non c'era il solito amico-estivo d'infanzia. Angelo si è commosso e anche per me non è stato facile evitare un forte stato emozionale.
Angelo e Simone hanno bisogno di aiuto perchè, dopo più di due mesi di carcere in India, il loro morale e quello delle famiglie inizia a calare.
C'è bisogno di un tempestivo intervento diplomatico; ma per riuscire a velocizzare i processi necessari ad un intervento diplomatico, che faccia finalmente chiarezza, c'è bisogno del coinvolgimento dei mezzi di comunicazione e delle autorità politiche, culturali e sociali (anche locali).
Gianluca Bruno

lunedì 14 maggio 2007

Giovanni Falcone per Angelo e Simone

Il nostro concittadino, Giovanni Falcone, ha aperto un blog per affrontare la questione relativa alla sventura indiana del figlio Angelo e dell'amico Simone.
L'obiettivo è soprattutto quello di portare la vicenda sul piano nazionale, attraverso gli utenti della rete, ma anche quello di coinvolgere i cittadini italiani che si trovano, o si sono trovati in passato, in situazioni analoghe.
Giovanni Falcone vuole fare chiarezza e ne ha tutte le ragioni. Il nostro sostegno morale e pratico non può mancare!
L'indirizzo del blog è http://giovannifalcone.blogspot.com
Gianluca Bruno

E' necessario un tempestivo intervento diplomatico

Lo scorso 10 marzo due cittadini italiani, Angelo Falcone e Simone Nobili, in vacanza a Mandi, città indiana dell’Himachal Pradesh, sono stati arrestati perchè, così sostiene la polizia locale, in possesso di 18 Kg di hascish. Le dinamiche che hanno portato all’arresto, però, appaiono poco chiare e le motivazioni in netto contrasto con quanto dichiarato dai nostri concittadini in una lettera spedita all’Ambasciata italiana di Delhi. Appare veramente poco credibile che i due italiani avessero intenzione di portare in Italia quel quantitativo di droga. I due giovani erano partiti per l’India con il proposito di prendere parte al festival di Shivaratri e di visitare altre località della zona, ma il loro viaggio si è trasformato in incubo a circa una settimana dal rientro. La notte dell’arresto Angelo e Simone sono stati costretti a firmare delle dichiarazioni in Hindi prima ancora di poter effettuare una telefonata. Lo scorso 4 aprile l'On. Tommaso Foti (AN) ha chiesto un’interrogazione parlamentare, evidenziando il problema della mancanza di accordi in materia di diritto penale tra Italia e India. E’ indispensabile un tempestivo intervento della diplomazia italiana per aiutare Angelo, Simone e le loro famiglie a fare chiarezza. Giovanni Falcone, padre di Angelo e nostro concittadino, ha bisogno di aiuto ed è intenzionato ad andare fino in fondo. Credo che il sostegno dei partiti, dei mezzi d'informazione e delle associazioni locali non dovrebbe venire meno. Si tratta di aiutare delle famiglie a fare chiarezza per portare a casa i loro ragazzi!
Dopo l'interessamento di quotidiani e tv locali, il primo giornale nazionale che dopodomani (16/05) si occuperà della vicenda è Liberazione, ma Giovanni Falcone non ha intenzione di fermarsi...
Gianluca Bruno

sabato 12 maggio 2007

Giovanni Falcone ha sentito la voce del figlio

PIACENZA - Giovanni Falcone è riuscito a parlare al telefono con il figlio e con l'amico Simone. La madre Sylvie ci proverà invece nei prossimi giorni. I bobbiesi hanno chiesto di fare tutto il possibile per portare alla ribalta il loro caso in Italia e ribadire la loro innocenza. Angelo ha in particolare supplicato la mamma di scrivergli ogni giorno «anche solamente poche righe». Le lettere, spedite all'avvocato indiano, finora sono puntualmente arrivate alla casa protetta. Nel corso dell'ultima chiamata, il 27enne avrebbe raccontato qualche particolare in più sulle giornate trascorse in carcere: «Ci danno un secchio d'acqua per lavarci, ma dormiamo praticamente per terra. Abbiamo minestra a pranzo e verdure a cena. I detenuti hanno diritto ad avere due bottigliette d'acqua al giorno». Simone si sarebbe inoltre reso disponibile per dare una mano in cucina. Nei prossimi giorni Giovanni Falcone e la signora Sylvie valuteranno l'ipotesi di lanciare un nuovo appello televisivo durante una seguitissima trasmissione in onda su Raidue: «Abbiamo ricevuto un invito importante, vogliamo rifletterci ancora un po'. Di sicuro faremo il possibile, e anche l'impossibile, per riportare a casa i nostri ragazzi».
Fonte: Libertà (Quotidiano di Piacenza)
Gianluca Bruno

giovedì 10 maggio 2007

Richiesta un'interrogazione parlamentare sul (poco chiaro) caso Falcone

Speriamo che la situazione si chiarisca al più presto e favorevolmente per Angelo e il suo amico. Non possiamo che attendere con le dita incrociate l'epilogo di questa vicenda che coinvolge anche cittadini della nostra comunità. Intanto riporto la richiesta di interrogazione parlamentare dello scorso 4 aprile...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:

FOTI - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che: nella notte tra sabato 10 marzo e domenica 11 marzo a Mandi, città dell'Himachal Pradesh, Stato a nord dell'India, due cittadini italiani (Angelo Falcone e Simone Nobili, entrambi residenti nel Comune di Bobbio, in provincia di Piacenza) sono stati bloccati dalle autorità locali ed impediti a lasciare il paese; da notizie di stampa risulta che ai due cittadini italiani verrebbe contestata la detenzione ed il traffico di droga, per il solo fatto di essersi trovati in luogo oggetto di perquisizione da parte della polizia locale; i fatti in questione sono stati partecipati immediatamente all'ambasciata italiana di Nuova Delhi, sia dagli interessati, sia dai loro genitori; da una prima sommaria ricerca, risulta che Italia ed India non hanno sottoscritto trattati in materia penale, né per svolgere i processi penali in Italia, né per eseguire in Italia le condanne penali pronunciate in India; appare francamente poco credibile che i due cittadini italiani, come sostenuto dall'accusa, volessero portare in Italia 18 chilogrammi di sostanze stupefacenti che la locale polizia asserisce di avere rinvenuto all'interno dell'auto dagli stessi utilizzata, ma che al momento della perquisizione risultava incustodita; le tensioni sociali e politiche che investono l'Himachal Pradesh consigliano un intervento urgente del Ministro degli affari esteri, e ciò anche a tutela dell'incolumità fisica dei nostri connazionali; anche l'udienza tenutasi venerdì 30 marzo non è servita a fare chiarezza sulla posizione processuale dei due cittadini italiani -: se e quali iniziative intenda assumere, con l'urgenza che il caso conclama, il Ministro degli affari esteri, al fine di evitare un'ingiusta e prolungata detenzione ai cittadini italiani in premessa indicati.


Speriamo sinceramente in un loro subitaneo ritorno in Italia!

Gianluca Bruno

mercoledì 9 maggio 2007

In Francia le scorie nucleari italiane, firmato contratto

ROMA - Altro capitolo per le scorie nucleari italiane, provenienti dalle ex centrali e tuttora presenti sul territorio nazionale. E' stato firmato infatti il contratto per il trattamento in Francia del combustibile nucleare italiano. L'accordo è stato sottoscritto da Sogin, per l'Italia, e Areva, per la Francia e ha un valore di oltre 250 milioni di euro. Prevede il trattamento di 235 tonnellate provenienti dalle ex centrali di Caorso, Trino e Garigliano. Le operazioni di trasferimento del combustibile saranno avviate nel 2007 e richiederanno circa 5 anni. Dopo il trattamento, che avrà luogo nello stabilimento di La Hague, i residui rientreranno in Italia entro il 31 dicembre 2025. Il trattamento del combustibile irraggiato permette di separare le materie valorizzabili (per le quali Areva si è impegnata a individuare un futuro impiego) dai rifiuti finali che saranno restituiti in una forma che ne riduce il volume - affermano le società - e ne garantisce la sicurezza nel lungo termine. Il contratto Sogin-Areva implementa l'accordo intergovernativo fra Italia e Francia sottoscritto il 24 novembre scorso a Lucca. Prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate di combustibile), Trino (32 tonnellate) e Garigliano (13 tonnellate). "L'avvio del riprocessamento consentirà di realizzare le operazioni di bonifica dei siti in condizioni di maggior sicurezza e in un clima di proficua collaborazione con i territori interessati", ha affermato Massimo Romano, amministratore delegato di Sogin. "Questo accordo - ha detto il presidente di Areva, Anne Lauvergeon - conferma l'interesse verso la scelta del riprocessamento e del riciclo del combustibile irraggiato ed è un riconoscimento del know how unico maturato da più di 30 anni dal nostro gruppo in Francia". Una trentina di viaggi in 64 mesi per smaltire il combustibile irraggiato delle ex centrali nucleari italiane. Il numero di barre da portare in Francia sono in totale 1.243. Le più numerose si trovano a Caorso, 1.032 barre, quindi Trino (148 barre) e Garigliano (63 barre). Il materiale viene sistemato in contenitori cilindrici chiamati cask. I cask di Caorso sono alti 6 metri e hanno un diametro di 2 metri e ognuno di esso può contenere fino a 17 barre. I cask di Trino e Garigliano sono altri circa 5 metri e hanno un diametro di 2,20 metri e ognuno di esso può contenere fino a 10 barre. Per quanto riguarda il numero di viaggi da Caorso sono previste 16 spedizioni; da Avogadro (dove sono presenti tutti gli elementi del Garigliano e parte di quelli di Trino) sono previste 10 spedizioni; da Trino 3 spedizioni. Con probabilità la prima spedizione partirà da Caorso entro quest'anno. Il trasporto di tutto il combustibile si concluderà entro 64 mesi a partire dalla firma del contratto. Rientreranno in Italia circa 5 cask di residui vetrificati (120 contenitori vetrificati) e circa 6 cask di residui supercompattati (200 contenitori supercopattati).
Fonte ANSA - 09/05/2007 ore 13:16
Gianluca Bruno