lunedì 28 maggio 2007

L'indipendente si è occupato della vicenda indiana

ITALIANI IN CARCERE: ANGELO E SIMONE NON HANNO ANCORA VISTO UN GIUDICE DOPO DUE MESI
India, prigionieri dimenticati

di Vincenzo Faccioli Pintozzi


Le polemiche sulla sorte di Rahmatullah Hannefi, il mediatore di Emergency arrestato dal governo afgano con l’accusa di terrorismo, hanno monopolizzato l’attenzione dei media nelle ultime settimane. Ma dell’arresto arbitrario e della detenzione (piena di chiaroscuri) di due nostri connazionali, in carcere in India da oltre due mesi e mezzo, nessuno a finora parlato. Eppure nello Stato himalayano dell’Himachal Pradesh sono detenuti Angelo Falcone, 26 anni di Bobbio, ed il suo amico Simone (senza cognome in segno di rispetto della volontà dei genitori).
I due erano partiti per l’India lo scorso marzo, in tempo per assistere a una delle più grandi feste dell’induismo: lo Shivaratri. La sera del 10 marzo, la polizia di Mandi ha fatto irruzione nella casa della famiglia che li ospitava ed ha arrestato tutti i presenti. Durante la perquisizione nella casa sono stati trovati 18 chilogrammi di droga e l’accusa di detenzione di stupefacenti è stata estesa anche ai due giovani italiani. Accuse di questo genere sono molto pesanti in India: i processi per droga si concludono il più delle volte con condanne severe e agli stranieri non vengono concessi sconti.
Ad aggravare il tutto, Delhi non ha ratificato alcun accordo giudiziario con Roma e sono quindi esclusi estradizione o processo in patria. Portati in carcere, i due italiani sono stati costretti a firmare una dichiarazione in hindi, non tradotta, in cui hanno forse ammesso la loro colpevolezza. Inoltre, la polizia non ha ancora depositato alcun atto dell’inchiesta all’autorità giudiziaria. La motivazione ufficiale è che le indagini sono ancora in corso e che, quindi, il fascicolo non è pronto per il magistrato. Tutti questi fattori sono stati raccontati dai due giovani che, in una lettera arrivata all’ambasciata italiana tramite un avvocato indiano, hanno chiesto aiuto. Nel testo, Simone ed Angelo negano le accuse e dicono che la confessione è stata fatta loro confermare con una sorta di ricatto: senza firma, nessuna telefonata alla nostra rappresentanza diplomatica. I due ragazzi puntano il dito contro gli stessi agenti che li hanno arrestati: sono loro ad aver fumato hascisc e lo hanno persino offerto ai due italiani, che lo hanno rifiutato. Questo racconto rientra perfettamente nei parametri della situazione giudiziaria dell’Himachal Pradesh, uno Stato indiano con un altissimo livello di tensione sociale. Qui è in vigore anche una legge anti-conversione e la fazione nazionalista fa di tutto per cercare di scalzare i “colleghi-avversari” del partito del Congresso dal Parlamento locale.
La Farnesina è all’opera per aiutare i due giovani, ma al momento non si hanno novità rilevanti. Il rapporto fra Italia e India è ad uno dei massimi livelli nella storia del nostro Paese e la recente visita del premier, Romano Prodi, e di un nutrito manipolo di industriali ha migliorato le cose. Tuttavia, il caso sembra bloccato. Non si tratta di chiedere trattamenti di favore, ma almeno il rispetto delle leggi e dei tempi.
L'indipendente del 26 maggio 2007
Gianluca Bruno

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