giovedì 21 giugno 2007

Angela Mauro, da "giornalista" a "notizia"...

Oggi La Repubblica ha evidenziato la polemica sorta tra alcuni membri di Rifondazione Comunista e Liberazione, cioè il giornale di RC, a seguito dell'articolo di Angela Mauro dello scorso 19 giugno. Riporto entrambi gli articoli e vi consiglio di leggerli integralmente...per leggere quello di Repubblica, a sinistra, cliccate sull'immgine
Sinistra europea affronta il futuro. Ora si va oltre Rifondazione?

di Angela Mauro


L'assembla costituente, domenica, ha varato la nuova associazione politica. L'intervento del Presidente Fausto Bertinotti riapre la discussione sulle prospettive.Come si costruisce un nuovo soggetto di sinistra? Quando? In che forme? Con che idee? Con chi?«Per imparare a nuotare bisogna buttarsi in acqua». Basta con gli indugi e le reticenze. Fausto Bertinotti arriva all'assemblea che dà alla luce la sezione italiana della Sinistra Europea carico di quanto ha vissuto il giorno prima a Berlino: la nascita della Die Linke, fusione tra la Pds (forte soprattutto a est) e la sinistra socialdemocratica della Wasg (Lafontaine). Il presidente della Sinistra Europea la porta ad esempio: è la dimostrazione di come si può «cogliere un'opportunità da una congiuntura politica». E allora: la crisi della politica c'è anche in Italia, la sinistra è «a rischio», si abbia dunque il coraggio di «iniziare» per lavorare ad una «forza nuova senza muri nè sbarramenti». Bertinotti benedice la sezione italiana della Sinistra Europea, «preziosa esperienza dalla quale abbiamo imparato a non giudicare», ma ora deve essere una «porta» che guardi nella prospettiva del «socialismo del XXI secolo» e vada oltre. Anche oltre Rifondazione? Il ragionamento di Bertinotti non mostra timori in questo senso. E la questione diventa argomento di dibattito, nella stessa assemblea della Sinistra Europea e nelle interviste che Liberazione pubblica oggi.Partiamo dal discorso di Bertinotti. Nel rispetto del suo ruolo istituzionale, il presidente della Camera non parla «nè di governo, nè di partiti». Ma dello stato della sinistra dice molto, comprese le indicazioni sulla prospettiva futura. In Italia e in Europa «è a rischio l'esistenza e il futuro della sinistra», spiega, parlando della «crisi della politica», del «distacco delle masse dalla politica», della «disaffezione, esito dei processi dominanti da un quarto di secolo», vale a dire il capitalismo con la sua pretesa di «cancellare il discrimine tra destra e sinistra per imporre una presunta neutralità dietro la quale c'è il dominio dell'impresa e del mercato». Bertinotti cita Montezemolo («Non è importante sapere di quanti voti è portatore, serve piuttosto cogliere il senso profondo della sua sfida»), parla della crisi della sinistra nel «voto in Francia e in quello del nord Italia», racconta di una sinistra impegnata nella «ricerca di una piccola identità e di una destra forte di una idea di società, cattiva ma forte». Il primo invito: «Interroghiamoci su questo rischio». Si può guardare all'America Latina, con il suo «nuovo patto tra sinistra e popoli». Ma il punto vero è che «per farcela, non bastano i correttivi all'esistente o le logiche identitarie: va delineata una operazione politica grande e alternativa per arginare l'onda della depoliticizzazione». «Non bastano la criticità, i conflitti, i movimenti perchè c'è il rischio di una americanizzazione della politica in Europa», dice Bertinotti, e a quel punto «i conflitti sono confinati nella marginalità perchè la politica la fanno altri soggetti».Fine dell'analisi del "dramma", inizio della parte "costruens". Gli elementi di partenza ci sono, continua Bertinotti, primi tra tutti «il rifiuto della guerra e del terrorismo». Adesso più che mai però è «necessario costruire massa critica, cultura politica» perchè «non basta aver ragione: ci vuole una forza in grado di rimotivare una prospettiva, una forza nuova che non si fa solo con la ragione, ma anche con la passione e con i sentimenti». Il presidente della Sinistra Europea cita Leopardi: «Se la ragione diventa passione è possibile la conoscenza» e traccia un ponte immaginario con Gramsci e non solo: «La pensava così anche lui e il pensiero femminista». Insomma, «dovremmo aver imparato la lezione».Bertinotti ammette che «un processo di costruzione dell'unità non è indolore» e che il tema del rapporto con i movimenti, la questione del governo («Scelta e non obbligo») sono «problemi reali e difficili che si risolvono se vengono affrontati». Ma, avverte, «solo se un soggetto politico a sinistra risulterà forte, ampio, plurale ci sarà la possibilità di riconnettersi ai movimenti e alla società».Il presidente della Sinistra Europea è chiaro: «Il tema che ci sta di fronte è il socialismo del XXI secolo» e devono lavorarci insieme «comunisti, socialisti, cattolici, le nuove culture in movimento, avendo incontrato il femminismo e l'ecologismo critico». In quanto crogiuolo di realtà diverse, «la Sinistra Europea è una preziosa esperienza» dalla quale, continua Bertinotti, «abbiamo imparato a non giudicare». La Se «può essere una occasione per cambiare: dobbiamo cogliere la sua lezione, non come termine di un cammino, ma come porta da spalancare per la costruzione di una sinistra più ampia». L'affondo: «L'obiettivo di un soggetto plurale e unitario della sinistra in Europa e in Italia non è più rinviabile». C'è una «vasta gamma» di modi per farlo (Bertinotti cita anche il modello Flm, come uno degli esempi possibili), ma l'importante è agire. «La Sinistra Europea - spiega ancora - deve aprirsi al confronto con tutte le sinistre senza muri, nè sbarramenti nè a sinistra, nè nella cultura moderata, per chiedersi insieme se esista un destino comune delle sinistre per quanto diverse in Europa». Bando alle ciance: «Non dobbiamo chiederci prima come andrà a finire, non dobbiamo avere prima un disegno preciso», puntualizza Bertinotti. Il soggetto plurale e unitario della sinistra «sarà quello che ne faranno i partecipanti». L'altro invito, quello centrale: «I tempi non consentono un rinvio, il compito è difficile, ma vi invito a farlo in questa direzione». Perchè ci sono «due esigenze: primo, fare fatti politici nuovi a sinistra che siano visibili e significativi e che incoraggino il popolo di sinistra; secondo, proseguire nella ricerca per la rifondazione della cultura e della prassi per la trasformazione della società capitalistica». La conclusione e il commiato dall'assemblea: «Sapete come farlo, io vi invito soltanto a farlo. Fatelo tutti insieme, uniti. L'ambizione e la difficoltà del compito potranno essere buoni consiglieri per realizzare questa avventura comune». Applausi. Un nugolo di giornalisti, cameramen e compagni lo segue fino all'uscita. I lavori proseguono. Tocca al palestinese Ali Rashid , deputato del Prc, prendere la parola dal palco che, con un manifesto, annuncia la "Sinistra Europea in Italia". L'attenzione si sposta così su uno scenario decisamente più drammatico del nostro: «In Medio Oriente la situazione è triste e senza via d'uscita: 60 anni di conflitto sono tanti», dice Rashid richiamando le «ragioni della non violenza, perchè la violenza danneggia non solo chi la subisce ma anche chi ne fa uso». L'intervento del giornalista palestinese è un accorato appello: «Prego tutti di credere nel dialogo, nel confronto e nel rispetto reciproco anche quando sembrano non esserci le condizioni. Non dobbiamo abbandonare i palestinesi sotto un governo che ha dimostrato di non saper governare e una opposizione che non è democratica». La verità è che «i palestinesi non hanno fatto un passo indietro da quando è morto Arafat», aggiunge ricordando quanto detto prima di lui dalla deputata di Rifondazione Graziella Mascia .L'assemblea al Palafiera però arriva all'intervento di Bertinotti attraverso le numerose relazioni dei rappresentanti delle realtà della Sinistra Europea in Italia (tra gli altri, Riccardo Petrella del Contratto mondiale per l'acqua, Danielle Mazzonis della Liberassociazione, Domenico Rizzuti della Sinistra Euromediterranea, Jacobo Torres De Leon della Fuerza bolivariana de Trabajadores), nonchè di politici di lungo corso. C'è Achille Occhetto che fa autocritica: «Nell'89 dovevamo uscire dalla crisi del comunismo da sinistra e non da destra, come dice Bertinotti per un socialismo di sinistra e non di destra». Il padre della svolta della Bolognina punta poi il dito contro i suoi ex compagni di partito, accennando al caso Unipol: «Se i partiti invece di stare al di sopra del mercato e dettare le regole fanno corpo con questo o quello in combutta con la destra, andiamo verso un'economia di tipo feudale». Adesso che è padre de "Il Cantiere", realtà che tenta un dialogo tra diversi a sinistra, Occhetto invita a «superare gli errori del passato» e a «prendere in mano la bandiera dell'unificazione a sinistra: non si tratta di rifondare il Pci o il Psi, ma di rifondare la sinistra, non una sinistra radicale, ma una sinistra vera nel senso della tradizione del socialismo e democrazia». Più chiaro di così...Il presidente dell'Ars (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), Aldo Tortorella, scalda gli animi, tanto che la platea protesta quando il moderatore Sergio Bellucci batte sul microfono per segnalargli il tempo (massimo sette minuti per ogni intervento). Reduce storico del gruppo dirigente comunista, Tortorella bacchetta l'ultimo segretario del Pci, ricordando la «frettolosa liquidazione» del patrimonio culturale e storico del partito e ammonendo: «Stavolta non ci basterà ripetere le parole d'ordine della Rivoluzione francese», altra citazione un po'maligna di una delle "svolte" proclamate da Occhetto. Ma, evidentemente, l'intento non è quello di tornare a vecchi duelli, piuttosto di misurarsi con i nuovi orizzonti (diritti e/o mondo del lavoro) e indicare le priorità. Tortorella parte da Marx («Aveva ragione: il capitalismo è una storia incessante di modificazioni») e insiste sull'attenzione agli operai: «Votano Forza Italia e Lega. Non c'è un'adesione automatica degli sfruttati alle idee della sinistra, oggi più che mai». Al termine, è standing ovation. Anche Roberto Musacchio, europarlamentare del Prc-Se, vuole portare con sè, nel cammino a sinistra, quella parte del '900 che è «il lavoro e i movimenti operai». Altra frecciata ai Ds: «Qualcuno pensa che avere una banca amica serva a cambiare la società. Noi non parliamo di banche ma di lavoro». Il riferimento è alla battaglia, in corso al Parlamento Ue, contro la «flexsecurity, idea del lavoro subordinato all'impresa». E Giovanni Alleva, del centro diritti "Pietro Alò", autore di una proposta di legge contro la precarietà, «già firmata da più di cento parlamentari», esorta: «Dobbiamo andare avanti su questa strada. La sinistra si aggrega intorno alla tutela della dignità dei lavoratori». Ci pensa Lea Melandri, femminista storica, a riportare l'attenzione sulle donne che, nella storia, anche a sinistra, «hanno dovuto adattarsi e spesso sono diventate un duplicato dei maschi». La critica: «Non vedo traccia del pensiero femminista, ho sentito solo dire: "conta molto il femminismo". Le donne non sono disposte ad essere la ciliegina sulla torta della Sinistra Europea». E' anche in questo senso che Elisabetta Piccolotti, coordinatrice nazionale dei Giovani Comunisti, insiste sulla «riforma della politica», condannando quei «meccanismi novecenteschi di chi pensava che un partito dovesse muoversi come un sol uomo, appunto: non una sola donna».Le note dell'Internazionale accompagnano gli ultimi momenti di una giornata carica di aspettative per il futuro. Appuntamento all'8 luglio per la riunione del "parlamentino" della Sinistra Europea in Italia, ovvero l'assemblea (190 membri) votata dall'assise di domenica insieme al gruppo nazionale di coordinamento (circa 30 persone). Sono entrambi organismi transitori, in vita fino all'anno prossimo, quando si terrà il primo congresso della Sinistra Europea in Italia, assise alla quale parteciperanno anche i rappresentanti delle "reti orizzontali" (territoriali) che via via si formeranno, affiancandosi alle già esistenti reti "verticali" (nazionali).

Liberazione, martedì 19 giugno 2007
Gianluca Bruno

4 commenti:

Gianluca Bruno ha detto...

Credo che sui nuovi scenari della sinistra europea bisognerebbe tanto discutere, senza avere paura di mettere in discussione la propria identità. Bertinotti sostiene: la Se “può essere una occasione per cambiare: dobbiamo cogliere la sua lezione, non come termine di un cammino, ma come porta da spalancare per la costruzione di una sinistra più ampia”.
Erik H. Erikson alla domanda “cosa si prova quando ci si rende conto di possedere senza dubbio un’identità” rispose che si prova un “senso soggettivo di una rinfrancante coerenza e continuità”. Erikson parlava dell’identità degli individui nella post-modernità, ma il suo discorso, oggi più che mai, potrebbe riguardare l’identità dei soggetti politici.
Mi farebbe piacere se anche a livello locale si innescasse una discussione sulle attuali prospettive di cambiamento della sinistra italiana. Questo è un appello ai visitatori di questo blog e agli amici che occupano cariche politiche a livello locale. Gianluca

Unknown ha detto...

Grazie Gianluca per il Link!!!
L'intera band AEMA

Gianluca Bruno ha detto...

Cari giovani AEMA per qualsiasi cosa Community: "Laboratorio di Cultura Politica" è a vostra disposizione...A presto, Gianluca

Gianluca Bruno ha detto...

Oggi su La Stampa Bertinotti ha preso le difese di Liberazione e di Angela Mauro, autrice dell'articolo; e in riferimento ai membri del partito che hanno contestato il giornale ha detto: "se non hanno capito se siamo già oltre rifondazione significa che non hanno capito niente di quanto è successo finora". Gianluca Bruno