domenica 10 giugno 2007

io partecipo io scelgo io governo, ma attraverso quali strumenti?

Il rapporto sinergico tra Internet e Politica, tanto enfatizzato dagli scienziati della politica e della comunicazione, risente ancora, specie in Italia, delle logiche arcaiche che da sempre hanno guidato la comunicazione politica. Si è tanto discusso dei cambiamenti rilevanti che la rete e i nuovi strumenti dell’informazione e della comunicazione avrebbero apportato alla sfera della politica, specie in riferimento alla partecipazione dei cittadini.
Alcuni grandi visionari sociali hanno addirittura parlato di “e-democracy”, in riferimento alla possibilità, che la rete elargisce, di accedere all’enorme quantità di informazioni politicamente rilevanti; all’offerta di svariati luoghi di discussione tra pari; alla possibilità di effettuare sondaggi on-line o di votare elettronicamente; per non parlare del potenziale rapporto diretto, e non mediato, tra rappresentato e rappresentante. L'esperienza, però, dimostra che è ancora troppo presto per parlare di democrazia diretta o elettronica e non solo in Italia.
Un esempio concreto è rappresentato dal fatto che subito dopo le elezioni l’unico spazio virtuale della coalizione di centrosinistra è stato chiuso. Il sito http://www.unioneweb.it/ è “temporaneamente” non disponibile. Come a dire: “ci siamo fidanzati in vista del matrimonio e di una vita (legislatura) insieme, ma il giorno dopo la festa ognuno a casa sua”. Nessun esponente del centrosinistra sente il piacere-dovere di comunicare con i cittadini-elettori all’unisono con gli altri. Stare insieme nella diversità è spesso conveniente, ma è anche troppo difficile! È per questo che non serve comunicare: i fatti parlano da soli…

Gianluca Bruno

1 commento:

Anonimo ha detto...

Prima delle ultime elezioni scrissi questa lettera al presidente Prodi. Giudicate voi se lo avevo consigliato bene oppure no.
Egr. onorevole Romano Prodi, ho ricevuto la sua lettera ed ho creduto doveroso da parte mia di risponderle per esprimerle il mio pensiero.
Io mi chiamo Redditi Bruno, ho sessantacinque anni, sono nato contadino coltivatore diretto,quando negli anni cinquanta incominciò l’esodo dalle campagne mi fu negato il libretto del lavoro perché ero possedente, mi fu concesso dopo il sessanta, perché la grandine mi aveva messo alla fame, da allora ho lavorato un po’ nell’edilizia, un po’ nel commercio e venticinque anni in ferrovia come operaio d’armamento ( quelli che cambiano le rotaie, le traverse etc.), Lei sa bene che le ferrovie sono sempre state una buona riserva di voti della sinistra, specialmente del partito comunista, in quel periodo anch’io ero simpatizzante di sinistra, la sinistra ci guidava nelle richieste sindacali, ogni conquista sindacale ci veniva presentata come una conquista ottenuta per merito della sinistra, un giorno però rimasi molto male, ero delegato ad un congresso sindacale provinciale della C.G.I.L. e dopo aver ascoltato tutte le richieste che i capi di detta associazione sindacale ci consigliavano di approvare, presi la parola ricordando che non ostante che tutte le richieste potevano considerarsi giuste, noi ferrovieri eravamo una categoria privilegiata di fronte ai lavoratori dell’edilizia e soprattutto ai braccianti agricoli che prendevano uno stipendio inferiore alla metà del nostro e poiché queste categorie non avevano un potere contrattuale forte come noi era nostro dovere farsi carico anche dei loro problemi, il presidente dell’assemblea mi rispose così: “ con questi governi bisogna prendere dove si può prendere”, allora governava la DC, io rimasi sconcertato, come era possibile che coloro che si presentavano come i paladini dei poveri restassero così insensibili a quella che era la vera povertà e sfruttassero l’egoismo dei singoli a scopo che in seguito si rivelò solo elettorale, da allora incominciai a dubitare della loro onestà e cercai di osservare tutte le sfumature dei discorsi e delle mosse politiche e sindacali e mi resi conto che tutte le valutazioni politiche che venivano fatte non differivano di una virgola da un compagno all’altro ed erano la copia autentica di ciò che il segretario del PC aveva dichiarato al giornale l’unità, mi resi conto così che quelli leggevano un solo giornale e mi stupii di come quel partito fosse riuscito a distruggere la critica individuale in quelle persone.
Un giorno alle otto prendemmo gli attrezzi e andammo a rincalzare alcune traverse proprio accanto al muro della Basilica di SANTA MARIA DELLE GRAZIE di San Giovanni valdarno, facemmo il posto per le binde e nell’attesa che passasse un treno arrivò un altro ferroviere appartenente al movimento e ci mettemmo a parlare, la discussione entrò subito in politica, io più che altro ascoltavo, allora il nemico numero uno per la sinistra era Agnelli, proprietario della FIAT sfruttatore degli operai e chi più ne ha più ne metta, tutto ciò che era industria privata era un ladrocinio, da una parola ad un’altra si fece mezzogiorno e non avevamo tirato le binde, allora presi la parola e gli dissi “Ditemi un poco, col lavoro che abbiamo fatto stamani, se non ci fossero i privati cosa porteremmo in tavola oggi? Voi ce l’avete con Agnelli ma se invece di uno ce ne fosse stato un gregge di Agnelli la disoccupazione in Italia non esisterebbe più da un pezzo”, da allora ho sempre pesato tutti i discorsi politici e mi sono reso conto che la sinistra sostiene sempre il contrario di ciò che è giusto fare.
Egr. onorevole Prodi, ho la sensazione che Lei sia stato messo in un gommone a rimorchiare la nave della sinistra verso il largo, ma quando anche ci riuscisse, dalla nave che lei ha rimorchiato partiranno non dico cannonate ma frecce che bucheranno il gommone e Lei naufragherà, qualcuno che ora La onora diventerà il suo peggior nemico e La farà affondare.
Onorevole Prodi La prego di ripensare un momento a ciò che sta facendo, non traghetti coloro che hanno affamato più di mezza Europa verso il potere in Italia, un giorno potrebbe dover dire “ Mea culpa”, ma la storia non La perdonerebbe.
Mi perdoni se io un semplice contadino mi sono permesso di darLe dei consigli, Lei ha guidato grandi aziende di stato, io sono solo un contadino, ma l’esperienza si fa portando il giogo, non stando sul carro a mandare i buoi.